F. Può servire, qualunque sia il ruolo che si svolge in una scuola, un posto per incontrarsi, per fare chiacchiere o progetti, per condividere esperienze e scambiare punti di vista. Un posto informale, non ufficiale, come i circoli del dopolavoro di una volta, dove si giocava a carte e si prendeva un aperitivo, dove il pensionato scambiava idee con l’apprendista, fuori dai ruoli e dalle gerarchie.
M. Un posto che non sostituisca il reale, ma lo integri con gli spazi virtuali di condivisione e discussione che permettano al notturno di comunicare con il collega diurno; ad ognuno insomma di approfittare degli spazi temporali di cui dispone, senza invadere o sentirsi costretto dalle abitudini dell’altro.
Uno spazio dove costruire un altro modo di apprendere, dove narrare quello che c’è dietro una giornata di lezione o di laboratorio, dove archiviare pensieri, idee e materiali didatticamente utili.
B. Vorrei evitare la presentazione in veste ufficiale proprio perché lo scopo di questo spazio condiviso è quella dell’informalità. Sono 36 anni che insegno per passione e questo mestiere, tra alti e bassi continua comunque a piacermi.
E’ essenziale per me che il lavoro di ogni giorno mi arricchisca e mi porti sempre al confronto con gli altri appagando la mia curiosità. Dal lavoro quotidiano con i ragazzi si continua ad imparare. Io ho sempre visto il mio lavoro come una struttura di vasi comunicanti con uno scambio osmotico dei due vasi, be’ questo avviene….e perché ciò avvenga bisogna star bene con se stessi e con gli altri.
Questo spazio, per come lo vedo io, deve mostrare l’altra scuola, il dietro le quinte della quotidianità scolastica, quello più vero: l’entusiasmo di una lezione ben riuscita, il recupero dell’attenzione di una classe quando tutto pareva irrecuperabile, il conforto ad un alunno che ha delle difficoltà ecc. Questo ed altro è l’altra scuola, quella sentita e vissuta al di fuori dell’istituzionalità, fatta di rapporti non gerarchici, fatta di sensazioni e di empatia.
Questa scuola si snoda giorno per giorno in parallelo all’altra e a volte le due realtà non si incontrano. Non so se ho reso l’idea, questa versione più intimistica di me è al contempo imbarazzante e liberatoria….. Non mi è facile parlare di me stessa, questa è la ragione per cui non ho mai tenuto un blog né parlo di me su facebook.
H.
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